Notte di sogni, di coppe e di campioni

Ve la ricordate Italia – Corea dei Mondiali del 2002?
Io avevo 8 anni e di calcio ne capivo ancora poco.
Noi italiani siamo bravi in pochissime cose: tra queste c’è il calcio.
Possiamo fingerci politici, filosofi, attori, uomini di spettacolo e di guerra. Abbiamo sempre fallito e tutti ci hanno sempre deriso. A partire dalla II Guerra Mondiale fino a Renzi. Ma nel calcio no, in quel campo siamo bravi. Se ci incontrano in Parlamento Europeo ci deridono, ma su un campo verde ci temono. Conta poco? Beh, chi se ne frega.

Con la Corea scesero in campo Francesco Totti (25 anni), Alessandro Del Piero (27 anni), Christian Vieri (28 anni), Gianluca Zambrotta (25 anni), Gianluigi Buffon (24 anni). Tutti nel pieno della carriera. Tutti col talento in fiamme e le gambe veloci. E poi ancora Maldini, Di Livio, Panucci, Tommasi, Gattuso, Nesta, Cannavaro. Tutti nomi che se paragonati a Balotelli e Montolivo ti fanno rimpiangere di non essere morto quel pomeriggio del 2002.
Eravamo tra le favorite. Ma perdemmo.
Non fu il Brasile di Ronaldo ad eliminarci, nè la Spagna di Raul. Nemmeno la Francia di Zidane o il Portogallo di Luis Figo. Uscimmo contro la Corea.
Del Piero prese una gomitata in faccia. Zambrotta venne pestato a calci. Eppure fu espulso Totti, che non c’entrava nulla. Non riuscivo a spiegarmi che senso avesse tutto questo. Io a calcio ci giocavo per strada coi miei amici e non avevo idea di cosa stesse accadendo. La partita finì e nel bar di famiglia c’era un clima di sconfitta e rassegnazione. Solo con l’eliminazione dai Mondiali del 2010 ho capito cosa successe quel pomeriggio.
Ai Mondiali del 2010 avevamo Pazzini, Iaquinta, Montolivo, Quagliarella, Criscito, Palombo… non riuscimmo neanche a passare il turno. Tutti erano dispiaciuti ma nessuno lo era come quel 18 giugno 2002.
Così ho capito che in Corea fummo ingannati. Avevamo i campioni. Eravamo forti. Meritavamo di vincere ma a causa di qualche falla nel sistema perdemmo senza demeriti. Era scritto così e così andò.
Che senso ha giocarsi una partita quando sai già che perderai? Ma soprattutto, che senso ha giocare quando sai che comunque andranno le cose, chiunque sia l’avversario con il quale ti stai misurando e qualunque sia il tuo livello vincerai?
E’ l’incertezza e l’imprevedibilità del risultato a rendere la partita interessante. Che sia contro la Corea, contro i tuoi demoni o contro i tuoi limiti. La partita in se’ è più importante del suo esito. Manipolare il risultato sarebbe come giocare uno schifo, vincere per pura sorte ai rigori ed atteggiarsi a campioni con gli amici.
Oggi il presidente della FIFA Blatter, che è indagato dall’FBI per tangenti, si è dimesso. Luis Figo, che quei Mondiali li giocò e fu eliminato proprio dalla Corea, ha scritto su Twitter che il cambiamento è finalmente arrivato. Il mio augurio è che il cambiamento, invece di arrivare, non smetta mai di correre. Perchè poi lo sanno tutti, è una vita ingiusta. Ma a volte le cose che sembrano non arrivare mai fanno solo il giro lungo. Bisogna saper aspettare.
 
cannavaro

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